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Il ritorno di una specie chiave: il castoro eurasiatico                                                               

RicercaPubblicazioniIl ritorno di una specie chiave: il castoro eurasiatico                                                               

Una nuova ricerca recentemente pubblicata sulla rivista Landscape Ecology, condotta dal laboratorio LACEMOD della Sezione di Scienze Ambientali del Dipartimento di Medicina clinica, Sanità pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente, ha indagato sulla possibile espansione del castoro eurasiatico (Castor fiber) in Italia e nella Penisola Iberica, attraverso analisi di connettività funzionale e strutturale.

Il castoro eurasiatico è una specie semi-acquatica, noto per essere una specie chiave, ma soprattutto un ingegnere ecosistemico. Infatti il castoro, grazie alla sua attività, soprattutto nella creazione di dighe all’interno di fiumi, modifica ogni livello degli ecosistemi fluviali, spesso comportando una serie di effetti favorevoli, tra cui un aumento della biodiversità.

La storia del castoro eurasiatico in Europa è analoga a quella di altre specie. In passato molto abbondante e diffuso in tutta Europa, il castoro è stato a lungo oggetto di caccia, fino all’estinzione in molti paesi, Italia compresa, dove la scomparsa definitiva del castoro è datata tra il XVI° e XVII° secolo. Dal castoro si potevano ottenere diverse risorse, dalla pelliccia, al castoreo (castoreum), una sostanza secreta dal castoro per marcare il territorio e utilizzata nella medicina tradizionale per usi vari. Il sovra-sfruttamento portò il castoro sull’orlo dell’estinzione globale, con stime che parlano di soli 1200 individui sopravvissuti. In seguito, diversi progetti di reintroduzione permisero una ripresa della specie.

In Italia, il castoro ha fatto ritorno di recente, quando nel 2018 un individuo è stato segnalato al confine con l’Austria. Successivamente, si sono verificate nuove osservazioni in Italia centrale: la distanza dal sito in cui era stato segnalato la prima volta indicava che queste nuove osservazioni, inizialmente effettuate tra Toscana e Umbria, non erano dovute a un processo naturale, ma bensì si trattava di individui rilasciati illegalmente dall’uomo. Al contrario di quanto avvenuto in Italia settentrionale, in Italia centrale i castori si sono diffusi e riprodotti, arrivando a colonizzare molte altre regioni, tra cui Abruzzo e Molise, e nuove segnalazioni ci sono state per il Piemonte e l’Emilia Romagna. Considerando questo pattern di espansione e l’importanza di questa specie dal punto di vista ecosistemico e conservazionistico, è stata condotta una ricerca per analizzare, da un punto di vista della connettività ecologica, sia funzionale che strutturale, la possibile diffusione del castoro e le barriere che possono limitarla, sia in Italia che nella Penisola Iberica. Infatti, anche nella Penisola Iberica, il castoro era stato reintrodotto illegalmente nel 2003 sul fiume Ebro.

Grazie ad analisi di connettività funzionale, condotte attraverso i software Circuitscape e Omniscape sulla piattaforma Julia, ed analisi di connettività strutturale condotte con il pacchetto di R ‘riverconn’, la ricerca ha permesso di identificare i corridori di dispersione per il castoro e le barriere principali che possono limitare questa espansione. Sia in Italia che nella Penisola Iberica ci sono diversi corridori di dispersione, principalmente legati a fiumi in aree pianeggianti con buona copertura forestale. La connettività strutturale nella Penisola Iberica, tuttavia, mostra un’elevata abbondanza di barriere (cioè dighe artificiali) capaci di limitare l’espansione del castoro. In Italia, nonostante la minor abbondanza di dighe, alcune hanno un’elevata capacità di frammentazione, soprattutto nel bacino del fiume Tevere.

La ricerca mostra l’utilità delle analisi di connettività ecologica per acquisire informazioni sui pattern di espansione delle specie e nel prioritizzare le barriere sulle quali eventualmente concentrare sforzi di conservazione.

Risultati dell’analisi condotta tramite ‘riverconn’ sulla connettività strutturale e sulla prioritizzazione delle barriere per le due aree di studio.

Pubblicazione disponibile a questo link.

Davide Serva, PhD Student, Dipartimento di Medicina clinica, sanità pubblica, scienze della vita e dell’ambiente

Davide Serva
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