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Dimostrata associazione tra iodio e testosterone

RicercaDimostrata associazione tra iodio e testosterone

Che lo iodio sia essenziale per il corretto funzionamento della tiroide è noto a tutti. Su questo principio si fonda la raccomandazione di assumerne adeguate quantità giornaliere attraverso una dieta ricca di prodotti ittici e alimenti “fortificati”, come il sale iodato. L’ultima novità dalla letteratura scientifica consiste, però, nel riconoscere un potenziale rischio anche nell’eccesso di iodio, in particolare sui livelli di testosterone, un ormone alla base della salute sessuale e generale dell’uomo. È quanto emerge da un articolo appena pubblicato sulla prestigiosa rivista americana JAMA Open Network dal team di ricercatori aquilani coordinato dai professori Arcangelo Barbonetti e Marco Giorgio Baroni, rispettivamente associato ed ordinario di Endocrinologia del Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente all’Università degli Studi dell’Aquila e in servizio presso la UOC di Andrologia e Malattie del Metabolismo dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila.

Le campagne di iodoprofilassi, messe in campo su scala globale per garantire una sicura fonte di iodio a tutta la popolazione e limitare così la diffusione di malattie endemiche della tiroide, come il gozzo nodulare e l’ipotiroidismo, hanno permesso gradualmente nel tempo di raggiungere ottimi risultati. I report degli ultimi anni documentano un adeguato introito nutrizionale di iodio ormai esteso a buona parte del pianeta. Questo è certamente un grande vantaggio ma, allo stesso tempo, comincia a concretizzarsi il rischio, per alcune aree geografiche, di una sovraesposizione. In questo scenario la comunità scientifica oggi si interroga sui potenziali pericoli per la salute associati a una assunzione eccessiva di questo importante elemento. Il testicolo, proprio come la tiroide, grazie all’espressione di trasportatori chiave, noti come NIS e pendrina, è capace di captare dal circolo sanguigno lo iodio che, quando in eccesso, potrebbe quindi interferire con le normali funzioni dell’organo, inclusa la produzione del testosterone. Lo studio in questione ha verificato questa interessante ipotesi su un campione di quasi 3.000 uomini sani arruolati nel National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), autorevole programma di ricerca promosso negli Stati Uniti dal National Center for Health Statistics. Lo stato iodico di una persona può essere verificato dosando lo iodio nelle urine e nello studio si dimostra per la prima volta che uomini con livelli urinari più bassi di iodio presentano livelli significativamente più alti di testosterone nel sangue anche tenendo conto, nell’analisi dei dati, dei possibili fattori confondenti in grado di mediare questa associazione, come l’età, gli stili di vita, l’indice di massa corporea e la presenza di disfunzioni tiroidee. Evidenti i risvolti pratici della ricerca: da un lato l’invito per la comunità all’assunzione di quantità di iodio sufficienti a soddisfare i fabbisogni dell’organismo evitando stati carenziali, senza però incorrere in possibili rischi da sovraesposizione; dall’altro il messaggio per i professionisti della salute di usare cautela nella prescrizione di prodotti farmacologici ad alto contenuto iodico, soprattutto a pazienti già a rischio di manifestare una carenza di testosterone.

Link alla pubblicazione.

Arcangelo Barbonetti, Professore associato, Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente

Arcangelo Barbonetti
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