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domenica, Marzo 16, 2025

Una studentessa del DICEAA vince il Premio nazionale SIRA per le migliori tesi di laurea in restauro architettonico

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Il 21 febbraio 2025 a Roma, nell’ambito dell’assemblea ordinaria annuale della Società italiana per il restauro dell’architettura, sono stati presentati gli esiti del IV Premio Giovani SIRA 2024 per le migliori tesi di laurea e di specializzazione in restauro architettonico. Contestualmente, è stata inaugurata la mostra delle tesi premiate nei locali espositivi del dipartimento di Architettura a Valle Giulia.

Il bando “Premio Giovani SIRA” è riservato ai laureati dei corsi di laurea magistrale (biennale o quinquennale a ciclo unico) in Architettura o Ingegneria edile-architettura, oltre agli specializzati in Beni architettonici e del paesaggio, che abbiano approfondito attraverso contributi originali i temi dello studio e della progettazione nel campo della conservazione, valorizzazione, riuso e gestione del patrimonio costruito e/o paesaggistico.

Tra le tesi premiate, quella di Ana Maria Perca – laureata presso il DICEAA nell’ottobre scorso con un progetto di restauro per la chiesa di Santa Giusta all’Aquila (relatrice prof.ssa Carla Bartolomucci, correlatrice prof.ssa Simonetta Ciranna) – è stata selezionata tra le migliori tesi di laurea, classificandosi al terzo posto della graduatoria (tra oltre cento lavori presentati).

Il lavoro di tesi ha scelto una delle chiese più rappresentative della città, che mostra ancora i segni del terremoto del 2009 aggravati dalla sequenza sismica del 2016.

Pur essendo stata oggetto di due diversi interventi di messa in sicurezza e di alcuni preliminari lavori di restauro e consolidamento nella parte absidale, l’edificio è tuttora inagibile.

Lo studio per il progetto di restauro ha ripercorso l’iter metodologico appreso durante il laboratorio progettuale di Restauro architettonico, in cui si sperimenta la stretta integrazione tra la fase di conoscenza (storica, critica, costruttiva, conservativa) e la fase diagnostica preliminare (materiali, strutture, condizioni di fruizione e d’uso) per una corretta interpretazione dei problemi conservativi e lo sviluppo della proposta di intervento. L’analisi dei valori e delle criticità, su cui si basa il progetto, non si limita al singolo edificio ma guarda al contesto urbano e alle caratteristiche architettoniche degli edifici circostanti e del sistema di piazze.

A partire dalla chiesa, che si vuole riconsegnare al culto, l’idea progettuale si rivolge anche all’esterno per rileggere i valori dell’architettura, che appaiono trascurati e incompresi (la piazza, in condizioni di degrado, è trasformata in parcheggio). Tramite una nuova sistemazione degli spazi esterni si vuole evidenziare la peculiarità di un contesto urbano stratificato, curando due ambiti dalla percezione diversa (lo spazio del sagrato, su cui prospetta anche il palazzo Centi, e quello laterale più ampio).

Il restauro della pavimentazione storica (in parte esistente), l’integrazione con una nuova pavimentazione (al posto dell’asfalto), la creazione di spazi di sosta per le persone insieme ad un nuovo sistema di illuminazione sono proposte attentamente calibrate per la valorizzazione e la nuova fruizione degli spazi esterni, diretta a preservare i valori materiali e immateriali delle architetture storiche senza imporre elementi superflui o materiali incongrui e indifferenti a quel luogo specifico.

L’obiettivo finale è molteplice: restituire la spazialità, l’immagine e la materia concreta dell’architettura, finalmente liberata dagli elementi della messa in sicurezza – senza negare gli eventi traumatici che hanno caratterizzato la sua storica conservativa, tantomeno cedere a presunte restituzioni allo stato originario – e riconsegnarla alla fruizione pubblica sia negli spazi interni, sia in quelli esterni. Il progetto di restauro per la chiesa di Santa Giusta e il suo contesto urbano vuole essere quindi, allo stesso tempo, simbolo di memoria e di rinascita, occasione per la conservazione autentica di un patrimonio culturale da trasmettere al futuro.

Carla Bartolomucci
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